La dimensione sociale e politica dell'architettura
Oggi si fa strada sempre più la dimensione sociale e politica dell'architettura, in cui la tecnica, l'etica e l'estetica agiscono insieme in vista del bene comune.
L'architettura si definisce sociale quando coinvolge i cittadini nella possibilità di condividere i progetti e partecipare alla costruzione e al miglioramento della città, non intesa soltanto come sistema di sviluppo economico soggetto alle speculazioni edilizie, ma come realtà costruita sui bisogni e le aspettative dei cittadini che la abitano.
Strutture in disuso e in abbandono, aree degradate, vuoti urbani stimolano a pensare processi che inneschino meccanismi di rigenerazione urbana, nella convinzione dell'utilità di recuperare e dare nuova vita al patrimonio edilizio e umano. I progettisti e i cittadini sono così spinti a reinterpretare la morfologia e l’uso degli spazi collettivi, per trasformarli in luoghi di vita comunitaria e quindi per risignificarli.
Nel processo di rigenerazione urbana, l'integrazione sociale e la condivisione di esperienze hanno un ruolo centrale, per questo motivo acquista particolare significato la costruzione e la valorizzazione di luoghi di aggregazione collettiva, come le piazze, i parchi, gli impianti sportivi, le piste ciclabili, gli orti urbani e le strade pedonali.
Quando l'architettura si fa carico di sfide concrete
Una città che sia democratica richiede che vi siano forme abitative dignitose per tutti, aprendo così nuovi orizzonti architettonici in cui ritrovare il ruolo di un'arte sociale condivisa e inclusiva.
L'architetto Giancarlo de Carlo scrive di architettura della partecipazione, che pone l’accento sulla necessità della cooperazione tra tutti gli interessati alla realizzazione del progetto-città.
Mentre l’architetto cileno Alejandro Aravena parla di architettura sociale, intesa come una nuova concezione e una nuova missione per l’architettura, che punta sempre più a risolvere i problemi concreti, facendosi carico di sfide tanto contingenti quanto urgenti, che vanno dalle disuguaglianze sociali ai problemi ambientali, dal concetto di società a quello di habitat.
L'architettura cambia il mondo di pensare
Il modo di fare architettura cambia il modo di pensare se stessi e gli altri. Un assetto urbano e un'architettura autoreferenziale portano a pensare al proprio orticello e al modo in cui garantire i propri interessi, mentre un'architettura sociale ed inclusiva apre il pensiero ai propri bisogni e al proprio benessere, che è tale solo se si costruisce insieme agli altri.
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