La gentrificazione e l'innalzamento del costo degli affitti

La gentrificazione, intesa come riqualificazione delle aree depresse della città e mutamento della sua composizione sociale, comporta sia un rinnovamento urbanistico positivo, che riconquista aree degradate della città, sia un lato negativo, come l’aumento vertiginoso del costo della vita in città, la ghettizzazione elitaria delle classi sociali benestanti, l’esclusione sociale ed economica, un aumento delle sperequazioni e la creazione di nuovi ghetti in zone più povere e periferiche della città.

Un'analisi dell'impennata del costo degli affitti

Inoltre non bisogna dimenticare il ruolo “gentrificante” apportato dai colossi informatici della ricezione turistica, come Airbnb, o altre piattaforme, che stimolano pesantemente la pratica degli affitti temporanei in strutture abitative riconvertite ad uso turistico. Questa dinamica comporta anch’essa un’impennata del costo degli affitti, e una popolazione sempre più evanescente e temporanea; i centri storici sembrano ormai quasi dei “parchi a tema”, privati della loro autenticità e storia, pullulanti di attività commerciali rivolti solo alla clientela turistica, che spacciano “tradizione” e tipicità attraverso dei semplici “specchietti per le allodole” ai visitatori temporanei. È stato evidenziato come un’offerta particolarmente alta di appartamenti corrisponda ad un innalzamento del costo degli affitti, che contribuisce allo spopolamento della residenza stabile.

Paradossalmente, l’offerta di questo tipo di piattaforme, che permette di alloggiare in appartamenti e palazzi storici dei centri cittadini invece che in albergo, risulta esiziale per la stessa storia della città, poiché il centro è ormai a totale uso e consumo della clientela turistica e non dei residenti. Una spersonalizzazione dell’identità di una città che pone numerosi interrogativi anche a quale tipo di sviluppo economico il tessuto urbano dovrebbe rivolgersi.

L'importanza dell'intervento delle amministrazioni comunali

Una terziarizzazione dell’economia cittadina, spinta ad un turismo senza limiti, comporta la distruzione di ciò che costituiva una volta il tessuto economico della città stessa. Ormai sembra quasi che i centri urbani, soprattutto quelli più ricchi di storia e cultura, debbano essere destinati solo al turismo di massa per poter sopravvivere economicamente. Le politiche delle amministrazioni comunali, per contrastare tale fenomeno, sono volte a stimolare un ritorno alla residenzialità stabile, attraverso la leva fiscale, o attraverso una legislazione volta a limitare l’abuso degli affitti temporanei e favorire un ritorno ad alloggi affittati a lungo termine.

Un'urgenza non solo per i residenti, ma anche per gli studenti fuori sede

Questo tema risulta di particolare urgenza non solo per la residenzialità stabile, ma anche per le giovani generazioni universitarie, per i fuori sede, che molto spesso affrontano dei costi esorbitanti e spesso proibitivi degli affitti nelle città. Una sentenza della Corte di giustizia europea, in tal senso, ha affermato che la legislazione nazionale può contrastare il fenomeno dei contratti di locazione a breve termine se l’interesse generale è la lotta contro la carenza di alloggi con contratti di affitto a lungo termine, come per il caso degli studenti.

Ogni cambiamento urbanistico, anche volto ad una riqualificazione positiva della zona, dovrebbe essere apportato solo tramite il coinvolgimento della comunità su cui tale cambiamento incide. La sfida che le città hanno di fronte è preservare l’identità e la storia dei suoi luoghi, dei suoi vicoli e delle sue piazze, senza trincerarsi in un tradizionalismo retorico e futile. Una città dove il tessuto urbano sia rivitalizzato dai suoi cittadini, dove le disuguaglianze prodotte da un aumento del costo degli affitti e degli alloggi sia contemperato da politiche abitative più eque. In questo senso, l’intervento delle amministrazioni comunali risulta fondamentale.