L'utopia della città-giardino di Ebenezer Howard
Ebenezer Howard è un urbanista inglese vissuto a cavallo tra l'800 e il '900, periodo in cui in Inghilterra numerose e svariate erano le proposte di progetti utopistici sulla città ideale. Come altri pensatori anche Howard aveva ideato la sua utopia: la città-giardino.
Alla base del modello di città di Howard c'è la necessità di salvare la città dal congestionamento e la campagna dall'abbandono: la città-giardino da lui immaginata avrebbe infatti unito i vantaggi della vita urbana e il beneficio dei piaceri rurali.
Nel 1898 l'urbanista raccoglie le sue teorie nel libro Tomorrow, a paceful path to real reform, in seguito ripubblicato nel 1902 col titolo di Garden cities of tomorrow.
Ma vediamo la storia della città-giardino attraverso il libro The Garden City Utopia di Robert Beevers. All'inizio, Howard pensò di usare The Master Key come titolo del suo libro, spiegando anche il perché:
la mia giustificazione di questo titolo potrebbe forse non inopportunamente assumere la forma di un diagramma che rappresenta una chiave progettata per aprire molte serrature e per rivelarne molte tesori moderni.
Da The Garden City Utopia di Robert Beevers
Questo diagramma svela la filosofia meccanicistica alla base della realizzazione della città-giardino. Al centro dell'intero sistema di idee di Howard c'è l'armonizzazione di scienza e religione. L’urbanista inglese la ricercava in un artefatto: la chiave, che forma schematicamente una botte, la quale collega la leva e i rioni. Scienza e religione armonizzate attiverebbero il meccanismo che a sua volta costruirà una vera e propria città nuova.
Tale progetto, ci spiega Beevers, sarebbe in armonia con gli insegnamenti della religione perché si basa su metodi pacifici e fa appello ad un senso di fratellanza piuttosto che a divisorii pregiudizi di classe. Allo stesso tempo non c'è nulla di antiscientifico in tale armonizzazione, che potrebbe portare alla risoluzione dei più grandi problemi sociali.
Girando la chiave si trovano soluzioni sociali
La leva, a cui viene applicata la forza motrice, nella visione dell'urbanista inglese, comprende una serie di riforme sociali, selezionate dallo stock del liberalismo radicale, con salute, ricreazione ed educazione in primo piano. Praticamente tutti i principali problemi sociali dell'epoca - la riforma agraria, il governo della città, le tariffe del trasporto ferroviario, la cura delle donne, dei bambini e degli anziani - trovano la loro risoluzione girando la chiave.
Nei rioni città e campagna si uniscono in un nuovo spazio di vita: gli opposti si riconciliano, la proprietà privata e quella comune, i piaceri sociali e il godimento della natura diventano compatibili.
The Garden city: la forma ideale
Nel libro del 1902 sono presenti riferimenti alla forma ideale che potrebbe assumere la garden city: a pianta radiocentrica, in modo di avvicinare tra loro gli abitanti della città, con al centro uno spazio circolare occupato da un giardino ben irrigato. Dal centro partono sei boulevards, che dividono la città in sei quartieri.
Intorno al giardino centrale è collocato il quartiere amministrativo con gli edifici pubblici: il municipio, i teatri, la biblioteca, i musei, l'ospedale. Il giardino centrale è circondato da una grande galleria: il Palazzo di vetro, che rappresenta il punto d'incontro dove gli abitanti della città-giardino commerciano. Mentre, le abitazioni sono ripartite secondo cinque anelli concentrici, che convergono verso il centro della città.
Tuttavia, seguendo il discorso di Beevers, lo spazio fisico in tale modello di città è molto più grande di quanto è richiesto per i suoi scopi; infatti una porzione considerevole è utilizzata come giardino d'inverno, che lascia spazio all'arte, allestendo così una mostra permanente.
Dal The Garden City Utopia di Robert Beevers
Una città nuova per un'equa distribuzione della ricchezza
Nel suo libro, come bene mette in evidenza Beevers, Howard ricordava costantemente al lettore il più ampio significato morale e persino cosmico della sua utopia.
Ruskin e Tolstoj, Dickens ed Emerson, Darwin, Goethe e Hawthorne, sono invocati dall'autore a sostegno del suo percorso di riforma sociale, che ha il compito di indicare la strada verso una sintesi superiore della società divisa e dell'uomo in contrasto persino con se stesso.
Tuttavia, il destino più alto per l’uomo è un nuovo sistema industriale, un sistema in cui
le forze produttive della società e della natura possono essere utilizzate con maggiore efficacia rispetto a quella attuale, e in cui la distribuzione della ricchezza avverrà su una base più giusta ed equa.
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