I principi dell'architettura 2 - La lampada della verità
Lo scrittore e critico d'arte John Ruskin, ne Le sette lampade dell'Architettura, dopo aver unito il costruire al sacrificio, identifica la verità come uno dei pilastri della terra. Con parole forti e senza sfumature, seguendo una logica dualistica, che distingue la dimensione dall'apparenza da quella della verità, cala quest'ultima nel mondo terreno, in una professione: l'architettura che esige verità per costruire quel mondo.
LA LAMPADA DELLA VERITA'
La Verità; quell’unica virtù della quale non sono ammesse gradazioni, ma che divide e lacera di continuo; quel pilastro della terra, e tuttavia pilastro screziato; quella sottile linea aurea che le doti e le virtù stesse che su di essa si fondano cercano di deviare, che la diplomazia e la prudenza occultano, che la gentilezza e la cortesia modificano, che il coraggio oscura con il suo scudo, che l’immaginazione avvolge nelle sue ali e la carità offusca con le sue lacrime.
Le violazioni della verità in architettura riguardano l'esplicita falsità di asserzione sulla natura del materiale e sulla quantità del lavoro.
Si può affermare che l’architettura sarà nobile in proporzione della sua capacità di fare a meno di tutti i falsi espedienti. Tuttavia, l'uso di alcuni di questi hanno perso la propria natura ingannevole, tanto da diventare ammissibili: per esempio, la doratura in architettura non è una frode, perché in questo ambito non viene fatta passare per oro, mentre la è in oreficeria.
Le frodi in architettura si possono generalmente suddividere in diversi tipi, come:
La creazione dell’effetto di un tipo di struttura diverso da quello reale.
Ad esempio, nell’architettura gotica esiste comunque una certa falsificazione, che si riferisce non tanto a singoli punti della struttura, ma alla sua concezione. La rassomiglianza esteriore del rapporto tra pilastri e nervature con quello fra tronco e rami, che è stato l’argomento di congetture tanto assurde, inevitabilmente suggerisce alla mente dell’osservatore una corrispondenza della struttura interna.
E viene accettata con difficoltà l’idea, che corrisponde alle reali condizioni, del gran peso del soffitto che grava su certe linee strette, che tendono in parte a restare schiacciate, in parte a disgiungersi e a essere spinte verso l’esterno: i pilastri da soli sarebbero troppo esili per quel peso, e sono sostenuti da archi rampanti esterni, come in molte realizzazioni del gotico più ardito.
Per esempio, gran parte della felicità che noi proviamo contemplando le nuvole proviene dall’impressione che esse abbiano una superficie compatta, luminosa, calda e simile a quella di una montagna. Ma sappiamo che le nuvole sono umidità condensata o agglomerati di fiocchi di neve. Non vi è quindi alcuna disonestà, mentre vi è un vero godimento nella seduzione dell’impressione contraria. Allo stesso modo, finché noi vediamo i blocchi di pietra e le loro giunte e non siamo ingannati circa i punti d’appoggio in nessun’opera di architettura, meglio facciamo a rallegrarci che a rammaricarci di quegli abili artifici che ci inducono ad aver l’impressione che vi siano fibre vive in quelle colonne e vita in quei rami.
Ma nel momento in cui ci si rende conto delle condizioni di peso, sia la verità che la sensibilità esigono che ci si renda conto anche dell'adeguatezza della struttura di sostegno. L'autore, in maniera ardita, quasi quanto il gotico, sostiene che non vi possa essere niente di pregio, che si giudichi secondo il gusto o secondo la coscienza.
La pittura di superfici volta a dare l’impressione di materiali diversi da quelli realmente impiegati (come la marmorizzazione del legno).
La volta del Duomo di Milano apparentemente è ricoperta di elaborati intagli ornamentali a ventaglio, dipinti in modo da permettere nella sua posizione oscura e appartata, d’ingannare l’osservatore. Questa, secondo Ruskin, è una grossolana degradazione, che pregiudica molta della dignità del resto dell’edificio. Al contrario, quando la pittura si professa tale non è un inganno.
AFORISMA 14
I veri colori dell’architettura sono quelli della pietra naturale, e vorrei proprio vederli valorizzati al massimo grado. Ogni varietà di tonalità, dal giallo pallido, al color porpora, passando per l’arancio, il rosso e il bruno, e interamente a nostra disposizione; quasi ogni genere di verde e di grigio è disponibile anch’esso; e con questi e il bianco puro quali armonie non potremmo ottenere? Di pietre colorate e variegate ve n’è una quantità illimitata e delle più svariate qualità. Dove ci vogliono colori più brillanti si usi il vetro, e l’oro rivestito di vetro, a mosaico [...] e l’opera del pittore sia riservata alla loggia immersa nell'ombra e agli ambienti interni. Questo è il vero e coerente modo di costruire.
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